A cura di Sarah Zappulla Muscarà e Enzo Zappulla
Naturale erede del multiforme patrimonio teatrale siciliano e informato al medesimo spirito dionisiaco, Turi Ferro ha assiduamente attraversato il variegato, prismatico, intrigato territorio del teatro isolano ora giocoso, ilare, grottesco, ora melanconico, severo, drammatico.
In anni in cui la denuncia della mafia e delle perverse logiche del potere non era consueta, ha dato voce a testi di forte impegno civile. Al contempo si è misurato con gli immortali personaggi della narrativa siciliana ridotta per il teatro non trascurando il repertorio europeo.
Innumerevoli segni di una vocazione senza precedenti e senza confronti quando investe un autore quali Luigi Pirandello, ampiamente ed insistentemente frequentato. Consegnate alla “storia” del teatro le magistrali interpretazionidi Liolà di Ciampa de Il berretto a sonagli, del mago cotrone de I Giganti della Montagna.
Sapientemente celando in un’aura di poesia l’inganno della menzogna che è dell’attore, il suo incomparabile privilegio di essere con Baudelaire, “se stesso e altrui a suo piacimento” negli esiti più felici Turi Ferro è figura dell’attore-santo di cui parla Grotowski che, in un’ascesi mistica alla ricerca della verità, liberava da ogni istrionismo l’actio oratoria. L’illusion comique si sublimava in illusione trascendentale.
Ed è la fictio, vale a dire la capacità di evocare fantasmi, che nell’ambiguità eticamente e poeticamente si definiscono, mediante cui il teatro celebra il suo magico rito, ad eternare personaggio e interprete.
Dal volume: Turi Ferro, il magistero dell’arte di Sarah Zappulla
Muscarà e Enzo Zappulla, Catania, La Cantinella