vorrei che dopo la mia morte, ancora
qualcuno m'ami, e, rileggendo quanto
ho scritto, gli occhi sentasi Talora,
molli di pianto
e che di me nell'intimo turbato
e commosso e sorpreso, quel novello
uomo in me riconosca un travagliato
maggior fratello
Angelo Emanuele nacque a Motta S. Anastasia il 20 aprile 1877 da una famiglia di "lavoratori dell'ascia e dell'aratro rudi e buoni" come egli stesso diceva. Come prima dote ebbe una buona educazione, specie dalla madre, alla quale, adulto, si volse spesse volte nei momenti più tristi della sua vita.
Giovinetto. si diede con amore allo studio, ed i genitori in mille modi si industriarono per assecondarlo nei suoi bisogni. A contatto del vasto e sempre vivo mondo classico, I'animo suo si schiuse agli infiniti orizzonti e cristallini e sentì il fremito dell'ideale. Ottenuto nel 1900 un diploma che allora si rilasciava al terzo anno universitario gli fu permesso di insegnare alla "Scuola Recupero".
Di poi. ottenne la laurea nel 1901 e nel 1902 un diploma di perfezionamento in lettere. avendo vinto il concorso per l'insegnamento ai ginnasi, dovette raggiungere la sede di Taranto dove insegnò diversi anni, dal 1902 al 1909. Chiese ed ottenne il trasferimento a Siracusa dove diresse anche una rivista quindicinnale "Jonica".
Da Siracusa venne trasferito a Roma in seguito a concorsi per l'insegnamento ai ginnasi superiori e per le grandi sedi. Qui insegno al regio Liceo Ginnasio "T. Mamiani" fino al 1914. Vinto il concorso per l'insegnamento di lettere italiane ai licei, ebbe come prima sede Modena da dove, dopo un anno, per avvicinarsi a Roma, a sua domanda, venne trasferito nel liceo di Viterbo. Nominato Preside ai Licei, raggiunse la sede di Adrano, ed aveva ottenuto il trasferimento al liceo Cutelli di Catania, quando morì il 2 agosto 1920, prima ancora di prendere possesso.
fu sepolto in Catania da dove, per intercessione del fratello Giuseppe, le ossa vennero trasportate nel cimitero di Motta, com'era suo volere.
o vorrei quì sopra i materni colli
posar le carni travagliate e l'ossa
intra di quelli
che son vent'anni nascere mi han visto
o corser meco ai fanciulleschi giuochi.