In arrivo una delle feste religiose più perseveranti della Sicilia
Dal periodico "La Svolta" Agosto 2011
Ogni paese ha una storia da raccontare e le tradizioni che scandiscono la sua vita, sono quella storia viva, vera, che merita di essere raccontata e che, impavida, conserva pre¬potente un posto nel cuore di ogni paesano.
Le feste patronali, esempio di devozione decisa e inflessibile, si collocano al primo posto di un popolo che, benché orientato al continuo e rapido cambiamento di una vita sempre più frenetica, dimostra e sa dimostrare di non aver perduto il senso di orientamento genuino, autentico, che lo riporta direttamente a quella tradizione religiosa, che non è mai una qualunque bensì quella che sente ancora di diritto sua.
Una delle feste religiose più perseveranti della Sicilia è la festa a Sant'Anastasia, amata patrona del comune di Motta Sant'Anastasia, sede del nostro giornale.
La sua storia è la storia di una giovane e bellissima donna convertita, da Crisogono, al cristianesimo. Alla morte della madre, le venne ordinato dal padre di sposare un nobile cittadino romano di nome Publio che, scoperto il suo desiderio di aiutare i poveri, la fece rinchiudere in casa, proibendole di uscire. Alla morte di Publio, le fu restituita la libertà che le permise di continuare a soccorrere i più bisognosi.
Dopo svariati tentativi volti a farle rinnegare la sua religione, fu rinchiusa nelle prigioni sotto regime di carcere duro, ma la sua bellezza non sfiorì.
Fu per questo condannata a morte e imbarcata insieme ad altri centoventi condannati, ma anche questa volta la bella Anastasia riuscì a sfuggire alla morte, grazie a Santa Teodora che le venne in soccorso. Fatta arrivare sull'isola di Palmaria, il 25 Dicembre del 1304, fu bruciata sul rogo.
Il suo corpo fu seppellito a Zara e poi trasferito a Costantinopoli.
Si narra che, dopo più di mille anni, Don Giuseppe, un monaco mottese, trovandosi a Roma per ricevere la benedizione dal Papa Gregorio XII, chiese di poter avere una reliquia di Sant'Anastasia. Ottenne, dopo tante suppliche, un pezzettino d'osso di un avambraccio e durante il viaggio di ritorno a Motta, il monaco, arrivato al torrente Mendola, fu obbligato a fermarsi perché il cavallo non si muoveva più, contemporaneamente le campane della Chiesa Madre si misero a suonare. A questo punto il cavallo si mosse e le campane continuarono a suonare a stormo. Era l'agosto del 1408.
Ad oggi, però, non è la stessa reliquia ad essere venerata. Infatti, messa in dubbio l'autenticità della "vecchia", nel 1703 viene donata ufficialmente alla Chiesa di Motta una "nuova" reliquia, certificata, questa volta, e con l'autentica del sigillo di Papa Clemente XI.
La reliquia consiste in un frammento d'osso di gamba sistemato in un avambraccio d'argento conservato nella Chiesa Madre di Motta Sant'Anastasia.
La tradizione popolare festeggia, così, la sua patrona nelle tre giornate del 23-24 e 25 Agosto, non dimenticando di riservarle un pensiero nel giorno del Santo Natale, giorno che commemora il suo martirio.
In ogni festa patronale, l'importanza del momento religioso si intreccia e si rispecchia anche nelle attività parallele a sfondo culturale, ricreativo o folcloristico, poiché tutti momenti di aggregazione sociale. La festa di Sant'Anastasia mantiene, per l'appunto, un legame fortissimo con le sue tradizioni folcloristiche volte a celebrare la propria patrona.
Più esattamente ci si imbatte in tre gruppi rionali di antica tradizione. Questi, ad semplici aggregazioni di giovani gruppi di sbandieratori, musici e majorettes, si portano dietro una storia di grande fascino poiché corrispondente alla storia del suo paese e al suo crescendo.
Sin dall'inizio del XVI secolo tra i giovani mottesi si era evidenziata la volontà di distinguersi in consorterie contadine e maestranze con un progressivo popolamento del borgo, premessa naturale per la formazione del Comune, che avvenne nel 1820. Nascevano in questo periodo due fazioni: i campagnoli, noti come rione Vecchia Matrice, e i Maestri, veri partiti della vita amministrativa del paese. Attorno al 1880, si formò un terzo partito, denominato Panzera, appendice dei campagnoli nella vita amministrativa paesana ma partito a sé per la Festa di Santa Anastasia. I Maestri tenevano la Piazza, i Campagnoli la zona della Matrice e i Panzera la zona Sud del paese. Solo dopo il 1968, per le mutate esigenze demografiche e urbanistiche del paese, si sentì il bisogno di ridefinire il tessuto sociale e culturale di Motta e si formarono i tre rioni, ad intesi: Giovani Maestri, Vecchia Matrice e Panzera.
Con i loro colori simbolo, ogni anno, dipingono la festa della santa Patrona con una miscela sì di folclore, ma anche giocosa rivalità, ad oggi sentita dal popolo mottese nella sua veste meno autentica, e dunque non più di appartenenza a borghi cittadini, ma sicuramente forte come allora seppur per ragioni diverse.
Nelle tre giornate di festa si puó assistere anche ad un imponente corteo storico, volto a raccontare la storia del suo paese e della sua patrona. Poi ancora si possono ascoltare e mirare le cande-role a festa, muoversi a ritmo di cantate, anche queste tripartire per rione, volte a celebrare il giro della Santa fra le vie del suo paese. Non mancano ancora gli spettacoli folcloristici e i fuochi pirotecnici.
Dato l'arrivo imminente, non resta così che augurare buona Festa ai cittadini di Motta Sant'Anastasia.
di Mariella Palmeri