Per conoscere più da vicino il fercolo della nostra amata Patrona.
E’ stato presentato ai mottesi il 25 dicembre 2002, dopo circa 15 mesi di restauro a cura della ditta Gemmellaro di Nicolosi; l’impressione generale, ammirando il nuovo fulgore di ori e argenti, fu di soddisfazione per come il degno fercolo si apprestava ad accogliere il simulacro, entrato anch’esso in restauro, dell’amata Anastasia.
Costo dell’intervento: 78 milioni delle vecchie lire più Iva, di cui 41 milioni furono finanziati dalla Regione e il resto raccolti tra tutti i cittadini mottesi, autorità comprese, da una Commissione formata dagli anziani dei tre rioni e da alcuni membri della Commissione parrocchiale feste. Lo stesso Comitato si occupò del restauro della statua della Santa, stimato in circa 5 mila euro ed affidato alla stessa ditta di Nicolosi.
“Di originale c’era poco nel fercolo- ebbe a dire il restauratore Giuseppe Gemmellaro –nel senso che come finitura, doratura e argento a mecca (mistura), c’era poco”. “Sarebbe stata costruita –continuò Giuseppe –verso la fine del 1800. In origine era tutta in argento verniciato a mecca, che poi prende il color oro. C’erano però poche tracce di argentatura. Era stata rifatta nel 1953 ma fu ritoccata sopra le ridipinture precedenti. Quel restauro non si attaccò bene. Dunque il fercolo era tutto un ammasso di ritocchi, cioè di porporina mischiata con olio di lino che nel ’53 rimase nel legno”.
“Si è dovuta raschiare per portarla a legno e togliere tutte le ridipinture, - proseguiva Giuseppe –poi a seguire pulitura, consolidamento, antitarlo, parti
mancanti, telatura (strisce di tela), gessatura con colla di coniglio e gesso di
Bologna, stuccatura (si tratta di vari strati di stucco per 2/3 millimetri), levigatura, pulitura e nuova scultura, stesura del bolo (supporto rosso o
giallo su cui si applicherà l’argento), collocazione dell’argento in foglia col metodo ad acqua, lucidatura delle parti scolpite e sollevate con la pietra d’Agata, verniciatura a mecca per fargli prendere il color oro mentre il fondo resta color argento punzonato con dei puntini in acciaio. Completano l’opera –concludeva Gemmellaro –il nuovo telaio meccanico e le nuove corde”.
Il fercolo, dopo il restauro, fu benedetto da padre Giuseppe Raciti la sera del Natale 2002. Quanto alle persone che compongono per tradizione il suo equipaggio esterno, per consuetudine abbastanza consolidata sono sei uomini: il parroco, un anziano o mastro di vara del rione di turno (quest’anno toccherà ai Panzera), due tesorieri (uno è l’anziano della Commissione parrocchiale feste e l’altro è una persona di fiducia inserita nella parrocchia; solitamente c’è un terzo elemento che fa da riserva) che stanno vicini allo scrigno con la reliquia di S. Anastasia, e due membri della Commissione feste. Sotto la vara c’è una settima persona che completa l’equipaggio. Si tratta del conduttore del fercolo, che anche se trainato dai devoti a mezzo di corde, è dotato di freni e sterzo abbisognevoli di un manovratore. Quest’ultimo, come il mastro di vara, spetta quest’anno ai Panzera., rione di turno cui tocca l’onere della manutenzione complessiva del fercolo (pulizia, batteria, luci, etc.).